PAU BRASIL Sogni & Vacanze ALZA IL POLLICE ! Gianni Lauri - Roma
Ottobre 2005

Franco ed io dovevamo andare a Santo Domingo ma, all'ultimo minuto, abbiamo optato per il Brasile per il timore degli uragani che nel mese di ottobre imperversano in quella zona. Abbiamo fatto una rapida ricerca e ci siamo imbattuti in Pau Brasil.
Eravamo molto preoccupati e timorosi: paese conosciuto solo nei suoi stereòtipi (immenso, belle spiagge, belle ragazze ma anche pericolosissimo e pieno di criminalità) ed organizzatore turistico poco conosciuto. Poi abbiamo fatto due grandi scoperte: il Brasile (o meglio San Salvador da Bahia de Todos os Santos) e Pau Brasil.

Parliamo prima di Pau Brasil. Organizzazione efficiente, gentile, accogliente ma, principalmente, a livello “uomo”. Staff eccezionale (per tutti una: Ana Paula che è riuscita a raddoppiarsi mettendoci a disposizione anche suo marito. Grazie Ana Paula). Ma l’anima di Pau Brasil è il giusto mix tra Nilzete, brasiliana doc ma italiana d’adozione (e non solo), ed in continuo viaggio tra i due paesi, ed il marito Giuliano, un eterno viaggiatore che ha (forse) trovato un posto in cui fermarsi senza per questo rinunciare all’innato spirito del viaggiatore. Abbiamo ricevuto estrema gentilezza ed una disponibilità che va ben al di là della forma.
Ed abbiamo ricevuto il sorriso del loro figlioletto Leonardo : un frugoletto dagli occhi vivaci e dalla curiosità sempre pronta.

Il primo giorno ci siamo fatti guidare in un tour completo della città, per averne un quadro d’insieme e ci siamo affidati a loro per noleggiare una vettura (10 giorni, copertura completa, all inclusive - ma veramente all !! ). La città è veramente immensa: nei dieci giorni a disposizione abbiamo percorso in città (con una puntata a Praça do Forte) circa 850 km. Provate a tradurlo in costo taxi. La villetta era esattamente come descritta.

Riassumendo: Grazie Pau Brasil.

Ed ora "Bahia" come tutti qui la chiamano (San Salvador de Bahia de Todos os Santos è decisamente troppo lunga). Splendida e splendida la gente. I primi giorni un po’ al disotto delle nostre aspettative (abbasso gli stereòtipi!). Poi si è rivelata una città calda, accogliente e sicura (proprio così!). Certo le normali precauzioni sono indispensabili. Come, del resto, a Roma, Napoli, Bari, New York ecc. L’onnipresente sorriso della gente, accompagnato dal gesto (che vale per tutte le occasioni) del pollice alzato verso l’alto ci ha fatto bene apprezzare le enormi spiagge (più di 40 km di spiagge ininterrotte solo nella città), ci ha consentito di vivere con divertimento l’assalto costante dei gestori dei chioschi di spiaggia.

  Abbiamo apprezzato, con curiosità rilassata, l’enorme bazar semovente che, sulle spiagge, offre di tutto: dall’immancabile acarajè, al caju, al caldo di sururu, ai vestiti, occhiali, cappellini, noccioline (dicono afrodisiache!) e dolci, collanine, sigarette e gomme americane (potrei continuare l’elenco per quattro o cinque pagine). Abbiamo apprezzato il mare e l’alta marea che, in due o tre ore, due volte al giorno conquista i 30 metri di spiaggia. Abbiamo apprezzato (e come non apprezzarlo!!!) il fondoschiena di molte “chicas”, che hanno il vezzo di abbronzare le natiche esponendole al sole sedute al contrario su una sedia.

Dopo un inizio da imbranati (ma già dal secondo giorno guidavo come un bahiano) abbiamo apprezzato anche il caotico traffico della città. Per molti di noi appare un miracolo che riescano a guidare in quel modo senza distruggere almeno una macchina al giorno, ma nei 10 giorni di permanenza abbiamo assistito ad un solo incidente: un mediocre tamponamento, per di più a semaforo rosso. E poi abbiamo apprezzato la musica. Il pagode onnipresente, i locali dove imperversa unitamente alle immancabili chicas dagli sguardi totalmente disponibili. Già, le chicas! Abbiamo apprezzato anche loro: i loro sguardi, il loro modo di camminare, il loro sorriso e, qualche volta, la loro sfrontatezza. E' vero: molte di loro si offrono per bisogno. Molte altre hanno trasformato il bisogno in lavoro (mai in mestiere). Ed a te non rimane che la scelta tra il senso di colpa che ne deriva e la possibilità di vivere un’esperienza che può offrire un coinvolgimento fisico ed emotivo pressoché totale. Concludendo un consiglio ai viaggiatori per Bahia. Dopo aver lasciato a casa l’orologio, e dimenticato l'orario di ufficio portatevi tre cose indispensabili:
1. la voglia d’avventura in pieno relax (a proposito, il motto imperante a Bahia è: NO STRESS);
2. la disponibilità verso gli altri (allenatevi a sorridere e ad alzare il pollice);
3. creme protettive ed occhiali da sole scuri. Per proteggervi dal sole ma, se volete, per proteggervi dall’insistente e coinvolgente sguardo delle ragazze.